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Ricerca etnografica: cos’è, quando usarla e perché nel marketing funziona davvero

ricerca etnografica

Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di ricerca etnografica nel marketing. Molti però la confondono con interviste, focus group o semplici osservazioni “sul campo”.


La verità è che l’etnografia è un metodo, non una tecnica. E se usata bene, è uno degli strumenti più potenti per generare insight che non emergono da survey, analytics o dashboard.


Nel marketing, la ricerca etnografica viene utilizzata per comprendere i comportamenti reali delle persone nel loro contesto quotidiano, andando oltre ciò che emerge da questionari, interviste o dati digitali.

In questo articolo spieghiamo cos’è davvero una ricerca etnografica, quando ha senso usarla, quali rischi comporta e come viene applicata oggi nel marketing.


Sommario


Cosa si intende per ricerca etnografica

La ricerca etnografica nasce in ambito antropologico alla fine del XIX secolo e ha come obiettivo la comprensione profonda dei comportamenti, dei rituali e dei significati all’interno di un contesto culturale specifico.


Nel marketing, l’etnografia viene adottata quando:


  • quello che le persone dicono non basta

  • il comportamento reale è diverso dal dichiarato

  • si cercano bisogni latenti o non ancora formulati


L’elemento distintivo è che il ricercatore entra nel contesto di vita reale delle persone osservate e ne studia le azioni mentre avvengono, non a posteriori.

In altre parole: l’etnografia osserva ciò che le persone fanno, non ciò che raccontano di fare.

Nel marketing, questo approccio viene spesso definito anche etnografia applicata o marketing ethnography, per distinguerlo dall’uso accademico del metodo.


Su cosa si può fare una ricerca etnografica

Una ricerca etnografica non serve “per tutto”. È particolarmente efficace quando l’obiettivo è esplorativo e interpretativo. In particolare, l’etnografia è adatta a studiare:


  • l’uso reale di un prodotto o servizio nella vita quotidiana

  • i rituali di acquisto e consumo

  • il significato simbolico di un brand

  • i contesti di scelta (casa, negozio, ufficio, auto)

  • bisogni non soddisfatti o non ancora espressi

  • customer experience complesse


Nel marketing viene utilizzata soprattutto per:


  • sviluppo di nuovi prodotti

  • riposizionamento di brand

  • comprensione profonda di nicchie

  • validazione qualitativa prima di una ricerca quantitativa


👉 Non è invece adatta per stimare volumi, percentuali o rappresentatività statistica.


Cosa osserva davvero un etnografo

Uno degli errori più comuni è pensare che l’etnografia sia “guardare le persone”. In realtà, il metodo prevede l’osservazione strutturata di tre dimensioni principali:


  1. I discorsi: non solo cosa viene detto, ma quando, perché e in relazione a quale azione.

  2. Le strutture sociali: regole implicite, convenzioni, ruoli e rituali che guidano i comportamenti.

  3. Lo spazio: gli ambienti non sono neutri; arredi, oggetti e disposizione influenzano le azioni.


L’etnografia guarda alle cose con sistematicità. Non è osservazione casuale, ma interpretazione guidata da ipotesi di ricerca.

Quanto dura una ricerca etnografica

Qui è importante sfatare un mito.


Una ricerca etnografica non dura necessariamente mesi. La durata dipende dall’obiettivo. In generale:


  • una sessione efficace richiede almeno 4–5 ore per partecipante

  • servono 2–3 ore solo per creare relazione e contesto

  • osservazioni di 1–2 ore sono quasi sempre insufficienti


Nel marketing:

  • etnografie brevi: una giornata per soggetto

  • etnografie approfondite: 1–3 giorni

  • studi multi-country: più cicli brevi, non immersioni infinite


👉 La qualità del tempo conta più della durata assoluta.


Come si fa una ricerca etnografica

Una ricerca etnografica nel marketing segue un processo strutturato, anche se flessibile, che combina osservazione sul campo, interpretazione progressiva e confronto continuo tra ricercatori e azienda. In sintesi, le fasi sono:


  1. Definizione dell’obiettivo di ricerca: cosa vogliamo capire davvero?

  2. Progettazione

    • aree di osservazione

    • traccia flessibile (non un questionario rigido)

    • selezione dei partecipanti

  3. Fieldwork

    • osservazione partecipante

    • dialogo contestuale

    • spesso supporto video

  4. Debrief immediato: condivisione degli insight a caldo.

  5. Analisi e interpretazione

    • trascrizioni

    • individuazione di pattern

    • costruzione del significato

  6. Output

    • report o video-etnografia

    • raccomandazioni operative


Un punto chiave: raccolta dati e analisi non sono fasi separate. L’interpretazione inizia già durante l’osservazione.


Quali sono i rischi maggiori di una ricerca etnografica

È qui che molte ricerche falliscono. I rischi principali sono:


  • usare l’etnografia per obiettivi sbagliati

  • ridurre eccessivamente il tempo di osservazione

  • interpretare senza un quadro teorico

  • coinvolgere troppo il cliente nel fieldwork

  • produrre insight interessanti, ma non azionabili


👉 Una buona ricerca etnografica deve sempre portare a decisioni concrete.


Che tipo di dati produce una ricerca etnografica

La forza dell’etnografia è la longevità dei dati. Gli insight etnografici:


  • non scadono in pochi mesi

  • spiegano perché accadono certe cose

  • alimentano innovazione, strategia e creatività


Non rispondono a “quanti”, ma a:

  • perché

  • come

  • in quale contesto

  • con quali significati


Quando ha davvero senso investire in una ricerca etnografica

Ha senso usare l’etnografia quando:


  • stai prendendo decisioni strategiche importanti

  • i dati quantitativi non spiegano i comportamenti

  • vuoi innovare prodotto, servizio o posizionamento

  • senti che “manca qualcosa” nella comprensione del cliente


Per questo motivo, la ricerca etnografica nel marketing viene spesso utilizzata come fase esplorativa, prima di investimenti rilevanti in prodotto, comunicazione o advertising.


Non ha senso usarla:

  • per confermare decisioni già prese

  • per sostituire una ricerca quantitativa

  • come esercizio teorico fine a sé stesso


Conclusione

La ricerca etnografica non è una moda. È uno strumento potente, ma va usato con criterio.


Quando è progettata bene, porta insight che nessun report numerico potrà mai restituire Quando è improvvisata, diventa solo una visita guidata ben raccontata.

Nel marketing, la differenza la fa sempre lo stesso fattore: capire davvero le persone prima di provare a convincerle.


FAQ


La ricerca etnografica è una ricerca qualitativa?

Sì. È una ricerca qualitativa basata sull’osservazione dei comportamenti reali nel loro contesto naturale, non solo sulle dichiarazioni delle persone.

In cosa si differenzia da un focus group?

Il focus group si basa su ciò che le persone dicono; l’etnografia osserva ciò che fanno, nel loro ambiente quotidiano.

Quanto dura una ricerca etnografica nel marketing?

Dipende dall’obiettivo. In genere servono almeno 4–5 ore per partecipante, mentre progetti più complessi possono durare più giorni.

È adatta anche alle PMI?

Sì, se utilizzata per obiettivi strategici chiari, come sviluppo prodotto, posizionamento o comprensione profonda del cliente.

Può sostituire una ricerca quantitativa?

No. L’etnografia non fornisce dati rappresentativi. Viene spesso utilizzata prima di una quantitativa per formulare ipotesi più solide.

Quali sono gli errori più comuni?

Usarla per gli obiettivi sbagliati, ridurre troppo il tempo di osservazione e produrre insight non traducibili in decisioni operative.




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